I compressori ottici (o comunemente abbreviati con il nome di "opto"), utilizzano una "lampada" che reagisce all'audio in entrata, cambiando la propria luminosità, da incandescente a più scuro, a seconda dell' intensità del suono in ingresso. Nel circuito, la lampada, è posizionata davanti ad un fotoresistore (o fotodiodo), che segue il livello di illuminazione proveniente dal bulbo della lampada. A queste variazioni di intensità di luce, il fotoresistore cambia il gain dell'amplificatore; con bassa intensità di luce avremo una compressione minore, con forte illuminazione una compressione maggiore.
Una caratteristica unica che contraddistingue i compressori opto (e per la quale devono anche il loro suono), è la latenza generata dal fotoresistore quando questo deve controllare l' intensità di luce della lampada, prima di prendere qualsiasi azione.
Di conseguenza, la maggior parte dei compressori ottici, utilizza la compressione di tipo soft knee (abbiamo già trattato l'argomento nei precedenti post e che vi invito a leggere per maggiori dettagli). Questo crea un attacco ed un rilascio più naturale, ma significa anche che, il compressore, non è abbastanza veloce per catturare molti transienti.
Nonostante questo, i compressori opto sono davvero eccezionali per la compressione di voce, bassi, chitarre elettriche e loop di batteria, a condizione che venga posto un limiter o un compressore aggiuntivo di tipo FET successivamente, in modo da contenere i picchi più veloci.
Sono in genere, compressori molto amati ed utilizzati anche durante la registrazione, data la loro risposta soft, abbastanza lenta e con una curva di compressione molto dolce. Spesso, non si avverte la loro presenza fino a quando non vengono messi in bypass! Conferiscono comunque al suono, calore, corposità, qualità particolarmente desiderate quando si produce in dominio digitale.
Vediamo ora, tra i tanti compressori ottici, quelli che hanno riscosso un maggiore successo e sono entrati nella storia più o meno recente.
Il Teletronix LA-2A, indubbiamente uno dei compressori opto, interamente valvolare, più desiderati ed indicati per il trattamento della voce e che ha abbellito più dischi di successo di qualsiasi altro compressore.
Originariamente introdotto nel 1965 dalla Teletronix, l' LA-2A uscì di produzione nel 1969, prima di essere prodotto nuovamente dalla Universal Audio nel 2000. Risulta essere un' ottima scelta sui suoni elettronici come synth bass, campioni di casse e rullanti (claps compresi). Sarà la curva di compressione, lo stadio valvolare in ingresso ed in uscita o semplicemente la semplicità del circuito, fatto sta che, in utilizzo, l' LA-2A è in grado di ottenere risultati estremamente musicali, su una vasta gamma di materiale audio differente. Si può passare da una compressione minima, trasparente, ad una estrema, con forti colorazioni dovute alla distorsione armonica, pur rimanendo incredibilmente musicale. E 'anche frequentemente usato, come parte di una catena audio di compressione vocale, lavorando in serie, con un altro compressore di tipo FET (ad esempio l' Universal Audio 1176LN), per contenere i picchi improvvisi di segnale, posizionando quest'ultimo alla fine della catena stessa. Esistono molte emulazioni sia hardware che software, ed è forse uno dei modelli maggiormente DIY (abbreviazione dall'inglese di "do it yourself", cioè auto-costruiti) da appassionati ed esperti di saldatore e schemi elettronici!
L' Universal Audio LA-3A (riedizione aggiornata del famoso UREI LA3), viene considerato da molti come uno dei migliori compressori opto a stato solido mai realizzati. Ha debuttato nel 1969 ed unisce i trasformatori del compressore FET Universal Audio 1176LN con l'attenuatore elettro-ottico (T4 cell) del Teletronix LA-2A, per conferirgli un suono davvero unico. E' un compressore ricco e definito (e per questo diverso dalla colorazione e calore tipica della controparte valvolare Teletronix LA-2A), con caratteristiche punchy, soprattutto nella zona delle medio-basse frequenze, il che lo rende particolarmente apprezzato per la compressione di chitarre, ma anche di cori (background vocals). Particolarmente riuscita è la versione software di Universal Audio su schede DSP UAD-2 o quella nativa proposta dalla casa israeliana di software, Waves.
Il compressore Tube-Tech CL1B nasce nel 1987 in Danimarca, presentato dal suo fondatore John G. Petersen. Il suo principio di compressione, è molto simile al Teletronix LA-2A, ma con un ulteriori controlli disponibili e modificabili manualmente, quali : rapporto di compressione, impostazioni di soglia (threshold), attacco e rilascio. Presente in molti studi di registrazione, è particolarmente apprezzato per il trattamento delle dinamiche di voce, basso, chitarre e tastiere. Risulta essere un compressore dotato di una colorazione non eccessiva, quindi non conferisce un particolare carattere al suono. E' in grado di rendere i suoni caldi mantenendo una certa trasparenza nel segnale, anche a settaggi di compressione elevati. Anche per questo motivo, è uno dei compressori più versatili ed apprezzati per il trattamento della voce. Una catena audio spesso utilizzata, può prevedere un compressore FET (ad esempio l' Universal Audio 1176LN), a fine della catena stessa. E' un compressore in sostanza moderno, in cui si possono ottenere saturazioni piacevoli ad impostazioni estreme, mantenendo una certa sobrietà e rispetto del suono originario.
Esiste un'emulazione software nativa molto interessante, prodotta dalla casa svedese di software Soft Tube. Oggi è disponibile anche su schede DSP UAD-2.
Il Joe Meek SC2.2 (fuori produzione dal catalogo Joe Meek da diversi anni), è un compressore ottico molto colorato. E' stereo, anche se ovviamente si può utilizzare su fonti mono. In rapporto al suo prezzo (piuttosto basso se confrontato a Teletronix o Tube-Tech) risulta essere particolarmente indicato per il trattamento dei buss stereo di chitarre e drums. E' apprezzato anche da molti produttori old-school dance per la sua caratteristica di pumping sul segnale.
Una curiosità : la colorazione tipicamente verde di tutti i prodotti Joe Meek, deriva dal fatto che, dopo aver progettato la sua prima unità, egli decise di colorarla con una vernice per auto e, il verde, era l'unico colore che avesse a disposizione in quel momento nel garage. Inutile dire che fu un successo ed un segno distintivo di tutti i suoi prodotti che fece in seguito.
Esiste l'emulazione software, disponibile però solo su sistemi Avid Pro Tools.
Comments